Avvocati, nuove tecnologie e disabilità: lettera ricevuta da un Collega
Ricevo e pubblico il toccante contenuto della email ricevuta dal Collega Angelo Marra del foro di Reggio Calabria, che mi ha fatto molto riflettere dacché, confesso, si tratta di un aspetto del rapporto tra nuove tecnologie e professione forense sul quale non mi ero colpevolmente mai soffermato.
Grazie per il Tuo contributo, caro Angelo.
“Caro Roberto,
non so se ci siamo mai presentati, ma dopo tutti questi anni di PCT e Centro Studi, mi pare ci si conosca. Brevissima presentazione: sono avvocato del foro di Reggio Calabria, appassionato di nuove tecnologie e promotore in Italia dei Disability Legal Studies.
Ti scrivo di getto dopo aver letto della querelle sul Dubbio sulle udienze civili da remoto. Lo faccio nella speranza che ciò che Ti scrivo non resti tra noi e – magari – si riesca a trasferirlo in altre sedi.
In breve, ritengo che le udienze da remoto, parlo solo del civile e dell’amministrativo, non solo debbano esserci ma debbano continuare anche DOPO l’emergenza Covid 19, almeno come possibilità attivabile su istanza di parte quando un avvocato o una delle parti sia persona con disabilità.
Parto alla mia esperienza professionale di avvocato che si muove in sedia a rotelle: per me le udienze civili sono ingestibili ed invivibili perché la confusione in aula e tale che spesso nemmeno riesco a vedere in faccia il giudice durante la discussione, “seppellito” da colleghi che trasportano fascicoli o che mi sovrastano essendo in piedi.
Ho anche difficoltà a vergare di pugno il verbale per ragioni di difficoltà nei movimenti fini.
Invece, da remoto tutto è più equo:
1) finalmente parliamo come Dio comanda: io, il Giudice ed il Collega, senza interferenze e capendoci e guardandoci facilmente in faccia (non è bello patrocinare guardando il giudice dal basso con la controparte che “riporta” il tuo pensiero al giudicante).
2) il verbale e scritto in modo chiaro col PC, facilmente leggibile ed integrabile al bisogno. Senza che la grafia diventi un ostacolo.
3) se fossi non vedente, i sistemi di lettura dei testi elettronici e dello schermo mi darebbero un accesso equo ed immediato al verbale di udienza.
4) se fossi persona sorda, un sistema di sottotitoli – anche automatico – e la lettura delle labbra a tutto schermo mi darebbe una opportunità di partecipare all’udienza come qualsiasi altro collega.
5) senza contare che le udienze da remoto eliminano i problemi di mobilità con vantaggi sia per il legale che per il cliente che può essere sicuro che il suo avvocato tratterà la causa di persona anche fuori foro. (Esempio personale: per muovermi fuori zona, ho bisogno di far muovere almeno un’altra persona e una notte di hotel, con evidenti problemi di costo e logistica).
Il processo da remoto sarebbe – anzi è già ora – un ottimo strumento per attuare la Convenzione di New York del 2006 sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia dal 2009) in ambito forense.
Inoltre, questo strumento è utilissimo anche quando sia la parte ad essere persona con disabilità. Immagina un Cliente che voglia partecipare ad una udienza ma che non possa farlo perché ha problemi di udito, vista o mobilità.
Insomma, poter celebrare udienze anche in telematico è un modo per ampliare l’accesso alla Giustizia per gli avvocati con disabilità (diritto all’esercizio della Professione) ed i Clienti. Direi che sarebbe auspicabile che il Governo introducesse una facoltà in tal senso anche per il prossimo futuro. Che ne pensi? Come possiamo farlo sapere e far circolare la proposta?
Infine, anche se questo aspetto è un po’ più delicato, lo strumento potrebbe essere usato per l’escussione dei testimoni impossibilitati a partecipare alle udienze per ragioni di salute. A me, per esempio, è capitato di dover accompagnare ultra ottantenni in aliscafo tra Reggio e Messina e le attese sono state molto brutte:in Tribunale neanche poteva andare in bagno la persona che ho accompagnato (situazione davvero umiliante). Credimi, la mia non è una litania di lamentele.
Cerco di far capire che possiamo rendere l’accesso alla giustizia meno difficile e più rispettoso della dignità delle persone.
In attesa di Tue, ti saluto con cordialità
Angelo D. Marra”.
1 commento finora